SISMA – LETTERA DEL VESCOVO

Scrivo queste righe appena tornato da una visita ad alcune località della diocesi colpite dal terremoto: ho incontrato e ascoltato tanta gente, comprese le autorità civili e militari. C’è molta ansietà e preoccupazione, dopo due mesi di scosse continue che tengono l’animo sospeso: ora che sembrava si andasse verso una qualche normalità, le nuove fortissime scosse di domenica mettono a dura prova, anche perché chi precedentemente non aveva dovuto lasciare casa, ora si trova tra gli evacuati.
Gente provata, ma non lamentosa, forte come sa essere la gente di montagna, già abituata a una vita abbastanza dura. Ho incontrato anche parecchi bambini che sembrano per ora sopportare bene il tutto, anche se sono provati e un po’ spaventati.

Crolli drammatici come quelli che mostra la TV non ce ne sono stati, ma gravissime lesioni alle chiese (tante chiuse, compresa la nostra cattedrale) e a tante abitazioni. Ieri quasi tutte le parrocchie, anche sulla costa, hanno celebrato all’aperto, per fortuna c’era bel tempo e non faceva freddo. Oggi, festa di tutti i santi, vedremo.

In montagna alcuni centri storici dei nostri paesi sono chiusi e la gente evacuata e portata in palestre o in luoghi più sicuri. La caritas diocesana sta portando viveri e generi di prima necessità in vari luoghi, secondo le richieste.

Certamente è la situazione analoga a quella di altre diocesi vicino alla nostra, che forse hanno avuto anche danni materiali più gravi.

Grazie al cielo molti volontari, coordinati dalla caritas diocesana, si stanno prestando con ammirabile prontezza e generosità per andare incontro all’emergenza e alle tante necessità: a loro va un sentito ringraziamento.

Stiamo affrontando una prova difficile, soprattutto lo sta facendo chi ha perso casa e non sa quando potrà riaverla, certo non molto presto.
I nostri paesi dell’interno però non devono morire, bisogna fare tutto il possibile perché le comunità non vengano disperse, sarebbe una perdita gravissima per tutti.
In questi casi, la carta vincente è la solidarietà, non solo della nazione, ma tra di noi tutti: di fronte a questi fatti ci accorgiamo quanto siamo fragili, nonostante le mirabili acquisizioni della scienza e della tecnica e tocchiamo con mano che nessuno può farcela da solo, solo insieme possiamo mantenere viva una speranza di futuro non illusoria.

Se non possiamo evitare il terremoto, traiamone almeno questo insegnamento di vita e ricostruiamo le nostre case, i nostri paesi e le nostre chiese con vera attenzione al fatto che la terra è madre che ci nutre e ci dà vita solo se noi rispettiamo le sue regole.

Con tutta la diocesi, sono vicino a questi nostri fratelli anche con la preghiera, carica di tanto affetto.

+ Carlo Bresciani