ESSERE IN PACE…

Sulla facciata della sede della Caritas diocesana spicca una maiolica con una bella Madonna, che ricorda le donne sambenedettesi di un tempo, con la città alle spalle e davanti il mare. Al centro questa madre è intenta a curare i più piccoli. Questa opera fa pensare anche alla Chiesa, chiamata a vivere la tenerezza della maternità e a prendersi cura dei figli di Dio. E’ sotto il suo sguardo che ogni giorno cerchiamo anche noi di imparare a servire. Il Vangelo dice di Lei che, di fronte al Mistero della Vita, “custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore” (Lc2,19).

La città moderna, il porto, le nuove generazioni, la società multietnica fanno parte della storia e, al di là dei tanti approcci concreti e variegati, ci invitano ad una maggiore riflessione da parte nostra. Si tratta di affinare “l’arte del pensare”, come sosteneva il filosofo francese Jean Guitton, il quale in un suo famoso testo invita a compiere l’esercizio dell’intelligenza poiché, come egli dichiara, «è un dovere per tutti essere intelligenti».

Anche alla Caritas, dinanzi alle tante azioni di volontariato, sebbene esse siano di grande necessità, tuttavia si corre il rischio di cadere nell’eccessivo fare, tralasciando una giusta riflessività, senza “custodire tutte queste cose, meditandole nel proprio cuore”.  Alla luce di tutto ciò, è possibile riconoscere una preoccupante nuova povertà, che consiste nell’assenza di pensiero critico.

Basti pensare al relativismo esasperato, che ha ridotto la verità ad un’opinione assoluta, alla scienza che ha evidenziato i suoi limiti, ad un’informazione confusionaria e destabilizzante fino a lambire la cronaca nera, e per di più alla diffusione del negazionismo che nella sua infondatezza si è insediato in questa spaccatura.

Ora non è il tempo della sterile lamentela ma del ripartire da una razionalità autentica che, come dice papa Francesco richiama la “cultura della cura”. Nel suo messaggio per la giornata mondiale della pace egli invita a percorrere tre vie:

  • il dialogo intergenerazionale, quale scambio tra la sapienza dell’anziano e la creatività dei giovani;
  • L’istruzione e l’educazione, “fondamenta di una società coesa, civile, in grado di generare speranza, ricchezza e progresso”;
  • ll lavoro, “base su cui costruire la giustizia e la solidarietà in ogni comunità”.

In conclusione, tornando all’immagine della maiolica da cui siamo partiti, ci si prende cura dell’altro, nella misura in cui si vive la pienezza della “maternità”, attraverso il recupero di un umanesimo integrale, che porta ciascuno a mettere in gioco tutto se stesso, in modo da vivere relazioni autentiche.

Troviamo il tempo per fermarci un po’ e riscopriamo anche la dimensione della preghiera, per rimanere umani, con la pace dentro e attorno a noi.

Accogliamo l’appello di papa Francesco a vivere mercoledì prossimo una giornata di preghiera per la pace.

Seguo con preoccupazione l’aumento delle tensioni che minacciano di infliggere un nuovo colpo alla pace in Ucraina e mettono in discussione la sicurezza nel Continente europeo, con ripercussioni ancora più vaste. Faccio un accorato appello a tutte le persone di buona volontà, perché elevino preghiere a Dio onnipotente, affinché ogni azione e iniziativa politica sia al servizio della fratellanza umana, più che di interessi di parte. Chi persegue i propri scopi a danno degli altri, disprezza la propria vocazione di uomo, perché tutti siamo stati creati fratelli. Per questo e con preoccupazione, viste le tensioni attuali, propongo che mercoledì prossimo 26 gennaio sia una giornata di preghiera per la pace” (Angelus 23 gennaio 2022) .