DUE FRASI DA APPROFONDIRE

PRIMA GLI ITALIANI – AIUTIAMOLI A CASA LORO di don VINCENT IPFEME

“Prima gli italiani” è una frase che massaggia la ghiandola che suscita il piacere nelle persone che si trovano dalla parte privilegiata. Dunque gli italiani. Essendo pure io un italiano potrei anche compiacermi in tale proclamazione. Ma “prima gli italiani” è già in sé una frase razzista in quanto divide ed esclude. “Prima gli italiani” è un’affermazione che crea ed indica implicitamente un avversario sulla base dell’identità nazionale. Qui il non-italiano è escluso. Tutti gli immigrati sono perciò persone umane di seconda categoria. Il piacere che deriva dall’affermazione “prima gli italiani” nasce da un egoismo che insinua che, chi è italiano, ha priorità su tutti gli altri, dunque è superiore agli altri, a prescindere da che tipo di persona è, da come si comporta e da come la pensa.

Creare, specificare e classificare tale identità costruisce un’identità per negazione (o per esclusione). “Prima gli italiani” fa riecheggiare frasi come “Deutschland über alles”, promossa da un’altra patriota solo poco tempo fa e sottostante ad un progetto devastante per tutto il mondo. Spesso si dimentica troppo in fretta!

Un modo per creare un mondo migliore e fraterno, un mondo migliore anche per tutti gli italiani, dovrebbe essere quello della tutela di tutte le persone e non solo degli italiani. Infatti prima della nazionalità, razza, colore, cultura, religione, ecc., viene la nostra appartenenza al genere umano, la nostra comune umanità.

Non ci sono priorità o superiorità nel genere umano. Nessuno viene prima dell’altro! Italiani e non-italiani devono essere trattati alla pari. Nessuno deve essere privilegiato. È chiaro che chi inventa ed osanna una frase del tipo “prima gli italiani” come cavallo di battaglia a livello politico ha solo un obbiettivo: quello di ottenere una vittoria elettorale, massaggiando quella ghiandola di piacere di nazionalismo e di patriottismo che deriva dal disprezzare e dal discriminare gli altri, a “vantaggio” degli italiani. Ma questo piacere dura poco, mentre il suo effetto intaccherà profondamente il tessuto del nostro comune vissuto.

Ci sono dei luoghi comuni che vengono diffusi da questi politici per alimentare l’odio e la divisione fra la popolazione e gli immigrati solo per ottenere il consenso elettorale. Prima di tutto è bene ricordare che il vero rifugiato (non il clandestino illegale) viene tutelato dalla legge internazionale, cosa valida eventualmente anche per gli italiani. Dunque, ogni italiano in difficoltà deve essere soccorso come ogni rifugiato. Non si può dire prima soccorriamo gli italiani in difficoltà e poi dopo, se possiamo, soccorriamo i rifugiati. L’uno non esclude l’altro. Tutte e due hanno bisogno di essere soccorsi. Gli articoli della nostra costituzione sono chiari sui diritti inviolabili dell’uomo (art. 2) e sulla pari dignità di tutti (art. 3).

Altri dicono che gli immigrati delinquono per questo devono essere tutti cacciati via. Ma si dimentica che la delinquenza sta dappertutto, sia fra gli italiani sia fra gli immigrati. Dobbiamo solo cercare di creare un paese di legalità dove la legge funziona veramente per tutti. Gli immigrati come gli italiani devono rispettare le leggi. Il germe del razzismo può covare in ognuno di noi. Magari ci si vergogna di esprimerlo. E’ importante che non diventi una parola d’ordine, specie sulla bocca di chi rappresenta le istituzioni, anche perché molti faticano ad avere un pensiero critico. Dunque, chi sta alla guida del paese deve dosare bene le parole prima di usarle, per evitare di aumentare l’allarme e il clima di odio.

AIUTIAMOLI A CASA LORO

Un’altra frase che si sente spesso usata dai politici o di chi si preoccupa per i flussi migratori, specialmente quelli africani, è “aiutiamoli a casa loro”. Al primo impatto, questa soluzione potrebbe essere allettante e sembrare un’ottima soluzione. Ma penso che chi lo dice, dovrebbe riflettere fino in fondo, in che cosa consisterebbe tale soluzione. Potrebbe essere solo un modo per guadagnare il consenso politico o di lavarsi le mani come Ponzio Pilato sulla questione immigrazione. Ma possiamo chiederci, “aiutiamoli a casa loro”, come? Nello stanziare più fondi europei da mandare in Africa? Costituendo più ONG che assistono gli Africani? Costruendo fabbriche per dare lavoro agli Africani in Africa o distribuendo razioni di cibo, di vestiti e di tetti agli africani occasionalmente o in modo consistente?

Sono convinto invece che l’Africa per stare bene non ha bisogno dell’elemosina di nessuno, neanche dell’Europa. L’Africa ha bisogno solo delle strutture economico-politiche giuste ed eque, per poter competere con gli altri paesi al livello mondiale, per affermarsi e per prendersi cura dei suoi numerosi figli. L’occidente conosce molto bene questa verità, ma ha paura di affrontare la questione da questa prospettiva. Queste strutture politico-economiche sono costruite e manipolate dall’occidente per arricchirsi sproporzionalmente con la collaborazione dell’avidità e dell’ignoranza di tanti governi Africani a scapito della maggior parte della popolazione che vivono in modo sub-umano. Lo sfruttamento, senza scrupoli e senza etica, delle materie prime e della forza lavoro in Africa, secondo un progetto neo-colonialista, da parte di multi-nazionali occidentali e cinesi, contribuiscono all’impoverimento dell’Africa con la conseguenza evidente ai nostri occhi dell’immigrazione di massa verso l’occidente, dove viene esportata la sua ricchezza col solo sogno di condividere quella vita migliore, che l’occidente ostenta.

Per quanto riguarda le ONG in Africa e per quanto possa essere sincera la loro intenzione (che personalmente non dubito), sono sempre più convinto, come diceva una certa persona che l’ONG essenzialmente “prende dai poveri nei paesi ricchi per dare ai ricchi nel paesi poveri”. Alla fine, le risorse raccolte dalle persone di buona volontà e generose in occidente, finiscono maggiormente nell’oliare e mantenere i macchinari delle ONG – le burocrazie, il personale, le strutture, i mezzi di mobilità, le relazioni pubbliche del loro operato, per ottenere i consensi e più donazioni, ecc., lasciando soli spiccioli ai veri beneficiari.

Sono dunque convinto che facendo l’elemosina all’Africa, non si salverà l’Africa. Prima di tutto, creerebbe il problema di tornare sempre allo stato di default, di stendere sempre la mano, chiedendo sempre di più. In questo caso, rendendo Africa sempre più dipendente, come è stato fino da ora nonostante il fatto che tutte le sue nazioni hanno ottenuto l’indipendenza dopo le piaghe di colonialismo e dell’imperialismo. Come diceva Thomas Noel Isidore Sankara, “chi ti sfama ti controlla”. Dunque, “aiutiamoli a casa loro” sarà solo un nuovo modo di rendere l’Africa sempre più schiava, più dipendente, controllata e sfruttata dagli altri, peggiorando i suoi ormai gravi problemi.