COME SIFRA, COME PUA…

Caritas diocesana: indicazioni per l’anno pastorale 2017/18

INTRODUZIONE. Il cammino della fede. Raccontalo a tuo figlio.

Le indicazioni della lettera pastorale del Vescovo Carlo sono il punto di riferimento anche per la programmazione del nuovo anno della Caritas diocesana. In modo particolare si cercherà di fare insieme un cammino di fede sulle orme del popolo di Israele e di Cristo, il nuovo Mosè, per passare dalla schiavitù al servizio. Nell’ottica della sinodalità terremo conto del principio di sussidiarietà, cercheremo di coinvolgere i giovani nel mondo del volontariato e continueremo a promuovere una prossimità, attenta e discreta, alle comunità colpite dal sisma. Due saranno le attenzioni: alla Parola di Dio (il libro dell’Esodo) e alla storia (lettura sapiente dei segni dei tempi). L’intento è di essere come Sifra e come Pua, i cui nomi significano ‘splendore’ e ‘bellezza’, cioè gente che sta sempre dalla parte della vita, specie se debole e indifesa.

  1. LA PAROLA: Esodo 1,1-22

L’esodo è il racconto di un viaggio, lungo quanto la vita. Il testo rimanda ai patriarchi e alla storia di Giuseppe venduto dai fratelli. I figli di Israele sono i figli di Abramo e diventeranno con l’Esodo il popolo di Dio, chiamato a portare al mondo la benedizione del Creatore destinata a tutte le genti.

Oltre al popolo eletto troviamo altri personaggi: il Faraone che non aveva conosciuto Giuseppe e le intelligenti e astute levatrici Pua e Sifra. Il re di Egitto pronuncia parole evidentemente tendenziose e clamorosamente false. Si tratta di un’interpretazione distorta dei fatti: gonfia la realtà e insinua la paura. L’intento è quello di sfruttare un gruppo etnico di minoranza trasformandolo in forza lavoro a costo zero, un popolo di schiavi. Comincia così per quel popolo un inferno di dolore e di umiliazione del tutto ingiustificato. Le due ostetriche invece si oppongono, in maniera forte e astuta, ad ogni forma di oppressione e soppressione della vita.

Il susseguirsi del male riserva però una sorpresa: “Quanto più opprimevano il popolo, tanto più si moltiplicava e cresceva” (1,12). Evidentemente la forza del bene immessa da Dio nella storia non viene meno. Non tutti sono complici del re: le levatrici continuano a compiere ciò che è giusto e fanno nascere i bambini. Esse temono il Signore e sono capaci di leggere i segni di Dio nella storia. Tutto ciò dimostra che ci sono sempre modalità intelligenti per sottrarsi al male!

2. LA CARITAS: tracce per il cammino.

Tutta la storia del popolo di Israele testimonia la fedeltà di Dio alle sue promesse. In Egitto si fa presente attraverso la forza della vita che si oppone all’oppressione. Il Signore sa tirar fuori dalle situazioni di oppressione in modi che non possiamo prevedere. Dal timore di Dio nasce la vera forza della nostra vita e della Caritas. Da qui l’importanza di un cammino di fede fatto insieme, come popolo, coscienti che abbiamo lo stesso compito al popolo di Israele: portare nel mondo la benedizione del Creatore destinata a tutte le genti. I poveri debbono sapere che Dio ‘dice bene’ di loro!

L’Esodo parla anche di ingiustizie ed oppressioni: ferite dell’umanità di ogni tempo! A livello personale e come Caritas siamo chiamati a stare dentro la storia, non col fare del faraone, ma delle levatrici. E’ bene tornare alle parole che papa Francesco ebbe a dire ai giovani al convegno ecclesiale di Firenze“Per favore, non guardate dal balcone la vita, ma impegnatevi, immergetevi nell’ampio dialogo sociale e politico. Le mani della vostra fede si alzino verso il cielo, ma lo facciano mentre edificano una città costruita su rapporti in cui l’amore di Dio è il fondamento. E così sarete liberi di accettare le sfide dell’oggi, di vivere i cambiamenti e le trasformazioni”. Si tratta di diventare come Pua e come Sifra, cioè di spargere dentro le fatiche e le sofferenze del quotidiano, splendore e bellezza, mettendosi dalla parte di chi è oppresso e messo ai margini, difendendo sempre e comunque la vita, a cominciare da quella più piccola e più povera. Queste due donne coraggiose ci insegnano inoltre che è necessario mettere da parte la durezza, come quella degli egiziani verso gli ebrei, per abbracciare la tenerezza di chi si accosta all’altro, chiunque esso sia, con rispetto e amore. Forse non è fuori luogo ricordare, mentre crescono pericolose ideologie e mode xenofobe e razziste, che ogni essere umano ha la stessa dignità e per chi crede è figlio dello stesso ed unico Padre.

Quello che un giorno è avvenuto in Egitto è quello che spesso accade ancora oggi: di fronte al flusso migratorio, si rischia di credere ad informazioni distorte, permettendo alla paura di prendere piede e all’oppressione di farsi strada. Gli immigrati, così come sono spesso presentati dai social, sembrerebbero fannulloni e stupratori, ma in realtà vivono storie simile alle nostre e nella stragrande maggioranza dei casi sono persone che sognano un futuro migliore. Alla Caritas sappiamo che se quest’estate non ci fossero stati, insieme ai giovani del servizio civile, alcuni ragazzi richiedenti asilo, non avremmo potuto portare avanti il servizio della mensa. Occorre stare attenti ad una risorgente mentalità xenofoca e razzista mirata allo sfruttamento. E’ di questi giorni la notizia arrivata dal cosentino di caporali che pagavano in base al colore della pelle: 35.00 Euro per una giornata di lavoro a chi ha la pelle bianca e 25.00 Euro a chi ha pelle nera.

  1. LE INDICAZIONI: quale programma per il 2017/18.

«In sintonia con quanto il papa propone a tutta la Chiesa, anche noi, prendendo come base il testo biblico dell’Esodo, dedicheremo questo anno pastorale a quel cammino della fede che ci fa popolo di Dio e che segna le tappe evolutive sia del giovane verso la maturità della fede, sia di una comunità cristiana che mette Dio al centro del suo cammino e della sua vita» (Lettera pastorale, p. 5). Tenuto conto di quanto scrive il Vescovo nella Lettera Pastorale per il nuovo anno si sono individuate tre percorsi.

  • Il cammino di un popolo comporta il principio di sussidiarietà: non uno fa tutto e non tutti fanno tutto: «In un’epoca in cui si esalta l’individuo fino all’eccesso, in cui ognuno pensa di poter fare da solo e di poter vivere a prescindere dagli altri, troviamo qui un’indicazione di primaria importanza. La moltitudine deve darsi un’organizzazione per agire come popolo. Pur riconoscendo Mosè come guida, ognuno deve prendere atto che lui da solo non può fare tutto. Tocca a suo genero Ietro farglielo notare e, Mosè da guida saggia quale è, lo comprende e lo accetta con prontezza. Per la prima volta troviamo affermato quello che va sotto il nome di ‘principio di sussidiarietà’, che è la distribuzione dei ruoli di responsabilità o di aiuto reciproco nella gestione delle cose che riguardano tutti (cfr. Es 18, 17-27). Non uno solo fa per tutti e non tutti fanno tutto. Nell’un caso e nell’altro si va incontro al caos» (Lettera pastorale, p. 21).

PER CONCRETIZZARE

  1. Si inizierà a lavorare con la ‘Commissione della Caritas diocesana” costituita dai diversi Referenti.
  2. Si cercherà di fare un lavoro di ‘decentramento’ valorizzando maggiormente le Caritas parrocchiali, curando la formazione dei volontari, il funzionamento dei centri ascolto e facendo crescere la sinodalità attraverso gli incontri vicariali, gli incontri dei segretari parrocchiali e dei volontari.
  3. Si aprirà ‘opere segno’ nelle diverse zone pastorali.
  • Il sinodo sui giovani. Se da una parte il sinodo ci chiede come Chiesa di metterci in ascolto delle nuove generazioni, dall’altra ci impegna a raccontare la fede: «come il popolo d’Israele raccontava ai propri figli la storia della propria fede (cfr. Es 12, 26ss.), anche la Chiesa continua a raccontarla a tutti noi attraverso la Sacra Scrittura e la comunità di fede. Ciascuno di noi è impegnato a raccontarla ai giovani di oggi, ai propri figli, ai nuovi figli della Chiesa» (Lettera pastorale, p. 6).

PER CONCRETIZZARE

  1. Il raccontare passa anche per l’esperienza della carità per cui si cercherà di proporre ai giovani esperienze di volontariato nelle Caritas parrocchiali e diocesana.
  2. Si proporrà in particolare per i gruppi giovani l’iniziativa “Una domenica alla Caritas” con la possibilità di vivere una giornata di spiritualità e servizio.
  3. Si farà conoscere il Servizio civile e il Progetto Policoro.
  4. La prossimità alle comunità colpite dal sisma. Il sisma ha lasciato i segni del suo passaggio non solo nei piccoli centri storici e nelle frazioni di alcuni nostri paesi, ma anche nella vita di tante persone generando la paura e rubando la speranza. La Caritas si propone di incoraggiare gemellaggi ed interventi socio-pastorali e socio-economico.

PER CONCRETIZZARE

  1. Continuerà il lavoro di mappatura portato avanti dalle apposite due commissioni e dai volontari della Caritas Calabria.
  2. Si attueranno alcuni progetti come la costituzione di un centro Caritas inter-parrocchiale a Comunanza con l’aiuto nella formazione della Caritas Calabria, le missioni popolari a Force….
  3. Si sosterrà le collaborazioni pastorali specie per quanto riguarda la carità.

CONCLUSIONE: una certezza ci accompagna

Si prega nel prefazio della Preghiera Eucaristica V:  “Tu non ci lasci soli nel cammino, ma sei vivo e operante in mezzo a noi. Con il tuo braccio potente guidasti l’assemblea errante nel deserto; oggi accompagni la tua chiesa,  pellegrina nel mondo, con la luce e la forza del tuo Spirito, per mezzo del Cristo, tuo Figlio e nostro Signore, ci guidi, nei sentieri del tempo,
alla gioia perfetta del tuo regno”.

Dio è davvero un Padre che non abbandona mai i suoi figli, non lascia nella schiavitù, per questo ha inviato Gesù per tracciare il cammino: lasciamoci guidare dal suo Spirito verso la terra promessa, là dove fioriscono la libertà e la gioia, dove si trova l’amore.

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